19/10/2020 - C'è qualcosa che non torna, nell'ultima storia vaticana, e riguarda il pontefice molto da vicino. Qualcosa di grosso: almeno 20 milioni di sterline, che al cambio di ieri fanno 22.023.884.903 euro. Cifra che stona con la retorica pauperista che avvolge il papato di Jorge Mario Bergoglio e legittima alcune domande, anche alla luce degli 1,14 miliardi di euro che ogni anno i contribuenti italiani, tramite l'Otto per mille, devolvono alla Chiesa cattolica. È normale che Bergoglio, nella banca privata svizzera Ubs, abbia un conto riservato che i documenti vaticani definiscono «Fondo discrezionale creato nel 2015 per le spese discrezionali del Santo Padre e dallo stesso autorizzate»? Un conto la cui consistenza è - presumibilmente - assai maggiore di quei 20 milioni di sterline che alcuni collaboratori infedeli hanno prelevato per le loro speculazioni? È normale, è credibile che un dipendente della segreteria di Stato vaticana, tale Fabrizio Tirabassi, assieme a monsignor Alberto Perlasca (già capo dell'ufficio che gestisce l'Obolo di San Pietro, ex collaboratore del cardinale Angelo Becciu, quindi nominato da Bergoglio magistrato del supremo tribunale della Segnatura apostolica) possa prendere simili cifre dal conto personale del Papa con la convinzione di farla franca? È normale che questi e molti altri soldi versati dai fedeli per sostenere la Chiesa e le sue opere di carità finiscano nelle parcelle di ricchissimi avvocati o - peggio - in speculazioni spericolate e fallimentari, realizzate in combutta con finanzieri che figurano nelle liste internazionali dei personaggi «ad alto rischio»? In altre parole: che Papa è Francesco? Dietro al grande moralizzatore dei costumi vaticani capace di mostrare il pugno con aria grintosa, del pastore che vuole una Chiesa povera e pretende comportamenti irreprensibili da chi lo circonda, si vede per la prima volta un uomo molto diverso. E parecchio solo. Un capo che non sa scegliere i collaboratori. Che non vede ciò che gli accade sotto il naso. Incapace di impedire che centinaia di milioni di euro versati dai fedeli finiscano in qualche conto criptato delle isole Cayman anziché in opere di bene. Che non è in grado nemmeno di proteggere il proprio «fondo discrezionale».
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