Mentre "spezziamo le reni alla Russia" con le sanzioni interi settori produttivi sono già alla chiusura

09/03/2022 - Cartiere e fonderie già chiudono. I pescatori
scioperano per il caro carburante. I camionisti (di nuovo) faranno altrettanto. Gli allevatori temono di dover abbattere gli animali per mancanza di mangimi zootecnici. Il rincaro di materie prime, energia e cereali legato alla guerra in Ucraina ha già messo in ginocchio interi settori produttivi.

Tuttavia forse è solo l’inizio. In risposta alle crescenti sanzioni dell’Occidente, la Russia sta redigendo l’elenco dei Paesi verso i quali vietare le esportazioni per tutto il 2022. Vuoi che l’Italia, già inserita nella lista dei Paesi ostili per via delle politiche dell’UE e del Governo, non sia ulteriormente colpita dall’embargo?

In risposta, il MISE si prepara ad introdurre dazi e autorizzazioni alle esportazioni di prodotti ritenuti fondamentali, alla faccia dell’Unione Europea e del suo mercato unico interno. Ma è un tentativo di cucire una toppa ormai fuori tempo massimo. La Russia invece si era preparata da tempo alle sanzioni dell’Occidente ed è in grado di attutire il colpo. Nei guai c’è l’Italia, con o senza i dazi del MISE.

Gli scambi commerciali dell’Italia con la Russia riguardavano, nel 2021, esportazioni per 7 miliardi ed importazioni per oltre 12. Fra le importazioni, oltre ai combustibili (cioè all’energia), anche beni impossibili da sostituire su due piedi, come prodotti chimici e metalli.

Se verranno ulteriormente a mancare approvvigionamenti vitali, la situazione attuale di varie attività produttive italiane rischia di somigliare alla coda mozzata di una lucertola. Nonostante tutto si muove ancora, ma la vita è un’altra cosa.

Per ora, i problemi riguardano soprattutto il prezzo dell’energia, carburante compreso. Già in gennaio, prima che cominciasse la guerra, secondo l’Istat la produzione industriale era scesa del 3,4% rispetto a dicembre. Ora si stanno fermando imprese energivore come le cartiere, dalle quali escono fra l’altro gli imballaggi di varie merci in vendita al supermercato.

Si stanno fermando anche le fonderie. Il costo dell’energia è un problema, ma non il solo. L’espulsione della Russia dal sistema bancario internazionale SWIFT rende impossibile pagare e fare arrivare la ghisa.

Il turismo, già messo alle corde dalle restrizioni Covid, è un altro settore colpito. Il prezzo della benzina sconsiglia anche solo la gita fuori porta. E in ogni caso, altro che il ristorante! Gli italiani devono pagare le bollette e la spesa. Gli europei hanno analoghi problemi. L’Italia, fino a nuovo ordine, la vedranno soltanto in cartolina.

In epoca pre Covid, in Italia arrivavano ogni anno 1,7 milioni di turisti russi e spendevano circa 2,5 miliardi. Addio anche a quelli. E non solo. In luoghi come Rimini e Forte dei Marmi, gli operatori turistici e i commercianti davano la caccia al personale in grado di parlare russo per tenere i rapporti con quella pingue fetta di clientela. Adesso parlare russo non serve più. E la crescente desertificazione economica dell’Italia rende superfluo anche il personale.

GIULIA BURGAZZI

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